Noduli alla tiroide, sintomi e cause: sono pericolosi?

Noduli alla tiroide

I noduli alla tiroide sono più comuni di quello che si pensi, nonostante ciò non sempre se ne sa abbastanza su questo tipo di patologia. Ad esempio da cosa dipendono, quali sono i sintomi evidenti che ci devono tenere in allarme, se sono pericolosi, oppure se non dovrebbero preoccupare poi più di tanto. Vediamo quindi di capirne le cause, per sapere come comportarsi nel caso dell’insorgenza di questa patologia.

Noduli alla tiroide, in che cosa consistono: sono pericolosi?

La tiroide è una delle ghiandole più importanti del nostro corpo: la sua funzione è quella di regolare le secrezioni di diversi ormoni, come quelli dello sviluppo o quelli legati al corretto funzionamento del metabolismo. Per questo una sua eventuale disfunzione può comportare diversi problemi, anche gravi; vediamo in particolare cosa succede in seguito alla formazione di noduli più o meno grandi, proprio sulla tiroide. Questo tipo di nodulo che può presentarsi all’interno della ghiandola in questione alla base del collo, sarebbe una neoformazione, che può essere singola ma anche dare vita a formazioni multiple di diversi centimetri, dalla consistenza solida, cistica o liquida. Sono spesso accompagnate da un’ipertrofia della tiroide, che nel linguaggio comune è chiamato anche gozzo, ma la loro presenza è individuabile solo dopo una palpazione specifica alla base del collo, anche se molto spesso l’insorgenza si evidenzia grazie ad altro tipo di analisi sulla zona interessata, che poi fa scoprire casualmente la presenza di questi noduli.

È una patologia non così rara come si pensa, se è vero che le ultime statistiche riportano come la formazione di noduli alla tiroide sia la malattia più comune che interessa questa ghiandola, e riguarda il 7% della popolazione, soprattutto donne. Come tutte le scoperte inaspettate molto spesso l’essere a conoscenza della formazione di questi noduli spaventa subito il paziente, che pensa come prima cosa ad eventuali tumori, tanto che la prima domanda che ci si pone spesso al riguardo è: sono pericolosi? Ebbene a quanto pare solo una piccolissima parte dei noduli alla tiroide può evolvere poi in cancro, circa il 2-3%, e di questi l’eventualità che si stia parlando di una formazione cancerosa maligna riguarda solo il 10%; è molto raro, quindi, che anche laddove si trattasse davvero della spia di un tumore, questo sia inguaribile.

Sintomi e cause dei noduli alla tiroide

Per capire i sintomi che devono metterci in allarme riguardo ai noduli alla tiroide, dobbiamo innanzitutto distinguere tra noduli caldi e noduli freddi; i noduli caldi producono più ormoni tiroidei, mentre quelli freddi portano ad una disfunzione della ghiandola, e per capire di che tipo di noduli si sta parlando bisogna eseguire la scintigrafia. I sintomi comuni, che spesso non vengono collegati direttamente a questo tipo di disturbo perché spesso molto vaghi e non legati tra loro almeno all’apparenza, sono la tachicardia e un generale senso di ansia e agitazione, dovuto proprio all’eccessiva secrezione di ormoni. Se la formazione dei noduli è cancerosa, inoltre, il gonfiore potrebbe essere più evidente del solito e portare ad un fastidioso senso di compressione sull’esofago con conseguente difficoltà nelle deglutizione, oltre ad una possibile raucedine e tosse, per la compressione anche sulla faringe.

Non esiste una motivazione specifica che porta alla formazione di noduli alla tiroide, poiché nella loro insorgenza concorrono un insieme di cause che possono contribuire al manifestarsi del disturbo; le prime sono quelle dovute in maniera generale alla genetica e alla familiarità della patologia. Altre riguardano malattie pregresse nella zone interessata, e cioè alla tiroide, che poi possono portare alla formazione di noduli, come processi infiammatori, adenomi (tumori benigni costituiti da materiale ghiandolare) o tumori che si generano all’interno della tiroide stessa. Altre cause riguardano, ad esempio, diete alimentari con un basso apporto di iodio (tipiche dei paesi di montagna) o un’iperplasia compensatoria delle cellule tiroidee i seguito ad un’operazione chirurgica che prevede l’asportazione di una parte della ghiandola.

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