Soffio al cuore nei neonati e bambini piccoli: che cos’è, sintomi e conseguenze

Soffio al cuore neonati

Il soffio al cuore è un disturbo di cui soffrono quasi la metà dei neonati: molti bambini, al momento della nascita, hanno infatti un cuore sano ma, in oltre la metà di essi, i pediatri riscontrano la presenza di soffio al cuore. Tale disturbo è, nella maggior parte dei casi, innocuo e non deve destare particolare preoccupazione dal momento che si risolverà spontaneamente con la crescita. Qualora invece il disturbo si rivelasse persistente, cioè anatomico, sarà necessario, su consiglio del pediatra, affrontare una visita cardiologica successivamente alla quale si potrà decidere sul da farsi.

Cos’è il soffio al cuore per un neonato

Il soffio al cuore è un sintomo che si rileva comunemente attraverso la auscultazione del muscolo cardiaco con gli appositi strumenti: il nome di questo disturbo fa riferimento proprio al peculiare rumore prodotto dal passaggio del sangue attraverso le valvole cardiache, un verso e proprio sibilo che si sviluppa quando il flusso sanguigno non è laminare, ovverosia silenzioso, ma più tortuoso e quindi percepibile all’udito. Nei neonati e nei bambini piccoli, ma anche negli adulti in giovane età e in buona salute, il soffio al cuore è la diretta conseguenza di un flusso sanguigno alterato nel suo passaggio attraverso i vasi arteriosi o gli apparati valvolari del muscolo cardiaco o ancora nelle comunicazioni delle pareti saettali del cuore, che, solitamente, non sono presenti. Insomma: il sangue, in questi passaggi, compie una sorta di movimento a vortice che produce la vibrazione sonora nota come “soffio al cuore”. Le origini del soffio al cuore in un bambino possono essere sostanzialmente ripartite in tre categorie causali: fisiologica, ovvero naturale, funzionale o anatomica, cioè legata alla struttura fisica del piccolo. Nei primi due casi, il soffio cardiaco nel suo manifestarsi non è indice di pericolo in quanto non segnala la presenza di malattie o malformarzioni del cuore o dell’apparato circolatorio. I difetti di tipo anatomico possono invece avere cause ed effetti più complicati e gravi e vanno perciò analizzati con un pediatra ed uno specialista (cardiologo).

Come si riconosce il soffio al cuore e la sua origine

Il soffio al cuore viene solitamente riscontrato in seguito a visita pediatrica: il pediatra, attraverso l’auscultazione del torace del bambino attraverso uno strumento medico ordinario come lo stetoscopio, può rilevarne la presenza e, in molti casi, individuarne l’origine. L’origine del soffio al cuore può essere di tre tipi: fisionolgica, funzionale e anatomica. Descriveremo nei paragrafi successivi le peculiarità di queste tre cause possibili del disturbo; per ora basti sapere che la differenza tra causa “innocente” (cioè fisiologica), funzionale o patologica (anatomica) può essere riconosciuta da uno specialista in base a due caratteristiche principali: l’intensità del soffio, che che misurata su una scala (scala di Levine) da uno a sei (in cui uno rappresenta il valore minimo, sei quello massimo), e la fase del battito in cui il soffio è presente (il soffio fisiologico, cioè innocuo, è solitamente collocato nella fase sistolica). Come abbiamo detto, se rimangono dubbi sull’origine del disturbo, il pediatra può indirizzare i genitori del piccolo che lo presenta verso una visita specialistica presso un cardiologo pediatrico: sovente, dubbi circa le cause del soffio possono manifestarsi qualora vengano associati ad altre anomalie, come per esempio la mancanza di appetito, una condizione di scarsa attività fisica o un ritardo nello sviluppo fisico del bambino.

Soffio al cuore di origine naturale

Abbiamo visto come i soffi al cuore in giovane età hanno normalmente carattere “innocente”, sono cioè dovuti alla velocità dei flussi intercardiaci e vascolari, tipici di un apparato cardiovascolare giovane ed iperdinamico, proprio come quello della prima infanzia, durante la quale la frequenza cardiaca è molto più elevata rispetto a quella dell’età adulta.
Il soffio al cuore può manifestarsi come conseguenza non allarmante della febbre o di alcune alterazione delle condizioni fisiche del corpo del bambino. Nei piccoli infatti, come abbiamo detto, sono presenti caratteristiche che rendono più frequente l’evidenza di turbolenze non pericolose del flusso sanguigno, come l’iperelasticità della gabbia toracica nonché lo spessore ridotto della struttura toracica stessa: tali condizioni rendono infatti più facilmente percepibile ed udibile ogni rumore cardiaco da parte del pediatra. Situazioni analoghe non comportano l’esistenza di  malformazioni o seri disturbi dell’apparato cardiovascolare.

Soffio al cuore di origine funzionale

La tachicardia e l’anemia sono due condizioni ricorrenti nell’infanzia: la prima implica la frequenza accelerata del battito cardiaco, mentre la seconda implica una bassa viscosità del sangue che è diretta conseguenza del basso contenuto di globuli rossi. L’anemia e la tachicardia, che comportano l’aumento della fluidità del sangue e della velocità di flusso dello stesso, possono portare all’insorgere di turbolenze che affliggono il flusso sanguigno e quindi originare, di conseguenza, il soffio al cuore. In questi casi, vista l’origine funzionale del disturbo dovuto ad anemia o tachicardia o altre condizioni analoghe accertate dal pediatra, il soffio cardiaco non deve destare particolari preoccupazioni nei genitori.

Soffio al cuore di origine anatomica

Il soffio al cuore di origine anatomica interessa e colpisce solo lo 0,8 per cento dei bambini. La turbolenza del sangue, in questo caso, è segnale della presenza di una malattia cardiaca congenita del cuore o di una malformazione. Il soffio al cuore in questi casi presenta caratteristiche di intensità, durata ed irradiazione sul torace più “violente” rispetto ai disturbi analoghi di matrice fisiologica o funzionale. Nel caso di soffio al cuore d’origine anatomica è necessario svolgere indagini mediche approfondite per delineare l’iter terapeutico più appropriato al paziente e i follow up da seguire.
La maggioranza delle patologie cardiache compaiono nei neonati fin dalla prima settimana di vita, in particolare se dovute a malformazioni già presenti durante la vita intrauterina. Molte di queste malformazioni tendenzialmente si risolvono spontaneamente entro i primi sei mesi di vita del neonato; alcune invece richiedono uno specifico intervento chirurgico.

I vizi congeniti dai quali può dipendere il soffio al cuore di origine anatomica comprendono difetti del setto interatriale o interventricolare che condizionano il flusso del sangue nel passaggio tra le cavità, producendo una anomalia. Le malattie rumatiche possono essere altra causa del soffio al cuore, anche se chiaramente esse sono scarsamente presenti nei bambini mentre altamente frequenti tra gli anziani. La disfunzione della valvola mitrale è invece all’origine del problema in molte persone in giovane età, bambini e neonati inclusi: tale insufficienza è dovuta ad una alterazione congenita del tessuto della valvola, che si presenta debole e fragile, e quindi produce un lavoro inferiore rispetto a quello necessario. La valvola quindi, essendo molto precaria, con il progredire del tempo, funziona sempre meno efficientemente a causa di alterazioni della sua conformazione che comportano, per esempio, la rottura dei lembi e delle corde valvolari, cioè della struttura stessa della valvola, compromettendone definitivamente la funzionalità. In questi casi è necessario l’intervento chirurgico riparativo ai fini di ricostruire la valvola mitrale.
Anche le alterazioni congenite della valvola aortica possono originare il soffio al cuore, determinando sia stenosi che insufficienza. La valvola può infatti presentare solo due o tre cuspidi affette da malformazione e quindi a funzionalità ovviamente ridotta o compromessa. Se la disfunzione degenera velocemente il risultato può essere l’insorgere dell’insufficienza associata a stenosi (cioè occlusione arteriosa); in altri casi il deterioramento può avvenire invece in modo più lento e graduale: la soluzione a tale insufficienza aortica è comunque l’intervento chirurgico. Tale patologia è inoltre spesso associata ad altre disfunzioni dell’arco aortico, come ad esempio la coartazione istimica, ovverosia l’ostruzione della aorta nel punto in cui l’arco e l’aorta discendente si congiungono (la cosiddetta stenosi istmica), risolvibile mediante dilatazione chirurgica dell’ostruzione attraverso un intervento di angioplastica transluminale.
Di norma, in ogni caso, il soffio al cuore di origine anatomica non è quasi mai sintomo di un problema di natura cardiaca grave ma può essere conseguenza di una cardiopatia minore che permetterà comunque al bambino di avere una vita assolutamente normale, pur con i dovuti accorgimenti e, dove necessario, seguendo le terapie corrette. Qualora si manifestasse l’insorgenza di un soffio di origine anatomica in seguito a visita pediatrica, il medico curante può prescrivere infatti esami mirati come l’elettrocardiogramma e l’elettrocardiogramma con doppler.
In generale, con il miglioramento della qualità della vita nel corso della gravidanza e grazie alla diagnosi precoce nonché alla riduzione della natalità, le malattie cardiache congenite si sono ridotte considerevolmente negli ultimi 30 anni. L’aumento della vita media, però, ha portato all’insorgere di più frequenti patologie cardiache. Il soffio al cuore, per esempio, è in crescita sensibile negli anziani: oltre il 20 per cento delle persone con più di 50 anni ne è affetta, mentre nel 4 per cento della popolazione che ha superato gli 80 anni il soffio è sintomo di stenosi aortica, cioè di una ostruzione importante della valvola aortica.

Conseguenze del soffio al cuore nei neonati

Come abbiamo visto, nella maggior parte dei casi il soffio al cuore di origine fisiologica e funzionale si risolve con l’età e non comporta criticità nella vita del bambino, che può normalmente crescere e svolgere attività fisica congrua all’età e alla struttura fisica. Il soffio al cuore di origine anatomica va invece trattato con maggiore attenzione perché risultato di una patologia: il pediatra e, ove necessario, il cardiologo pediatrico orienteranno i genitori verso le visite specialistiche necessarie al fine di individuare il corretto iter terapeutico e le eventuali terapie farmacologiche da seguire.

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