Tasse sulle sigarette elettroniche: importo e novità sulla nuova tassa

Tasse sigarette elettroniche

Novità per quanto riguarda il mercato delle sigarette elettroniche. E’ stata infatti introdotta di recente una tassa su questo prodotto, che rappresenta una novità da quando esistono in commercio. Scopriamo a quanto ammonta e in cosa consiste nel dettaglio.

Novità sulla nuova tassa alle sigarette elettroniche

Presente in commercio da diversi anni ormai, la sigaretta elettronica è un dispositivo elettronico introdotto con l’intento di diminuire la dipendenza dalla sigaretta normale. Come noto funziona tramite l’evaporazione di un liquido a base di acqua, glicerolo, glicole propilenico e aromi vaporizzato tramite un atomizzatore. Questo sistema non utilizza la combustione e solitamente è utilizzato da chi intende smettere di fumare. In teoria questo genere di sigaretta avrebbe minori ripercussioni sulla salute, anche se non vi sono ancora delle prove certe a proposito.

Nato come prodotto non soggetto alla tassazione tipica delle normali sigarette, adesso la sigaretta elettronica si ritrova a essere soggetta a un’imposta. L’ex sottosegretaria Simona Vicari di Ap ha presentato un emendamento con cui si stabilisce il passaggio al monopolio di questo comparto. Stando alle previsioni tale provvedimento porterà allo Stato circa 9,5 milioni di euro a partire dal 2018. Per tutto il 2021 il provvedimento non prevede  la chiusura dei punti vendita di sigarette elettronica, mentre non saranno da subito più operativi i siti internet appositi.

Ovviamente non sono mancate in ambito politico le opposizioni a questo provvedimento. Ad esempio il deputato Ignazio Abrignani sostiene che una simile tassa limita lo sviluppo di un settore attualmente in crescita. Inoltre anche la comunità medico-scientifica ha individuato nella sigaretta elettronica uno strumento di riduzione dei rischi della sigaretta normale. Infatti in Inghilterra si sta perfino pensando a creare una sorta di ticket sanitario per acquistare la prima sigaretta elettronica e ridurre il consumo del tabacco.
La Corte Costituzionale invece sostiene, in parole semplici, che chi può permettersi la sigaretta elettronica può anche pagare le tasse. Ciò praticamente è indice di per sé di capacità contributiva. A simili argomentazioni la Corte aggiunge il fatto che ancora non si possono del tutto escludere eventuali effetti dannosi di questo dispositivo. Inoltre questo tipo di prodotto può creare le basi per una dipendenza dalla nicotina. Inoltre la Corte, allo stesso tempo giustifica l’introduzione di questa tassa come strumento di tutela della salute.
La sentenza che ha stabilito la legittimità alla tassazione della sigaretta elettronica è la numero 240 del 15 novembre 2017. Secondo i giudici della Consulta hanno messo in rilievo la necessità di recuperare un’entrata erariale erosa fino ad ora dalla produzione di sigarette elettroniche.

Importo della tassa sulle sigarette elettroniche

Ma a quanto ammonta la tassa sulle sigarette elettroniche? La tassa è di 5 euro su tutti i liquidi utilizzati per fumare con questo tipo di sigaretta e secondo i giudici della Consulta ha rappresentato una necessità inevitabile. La Corte Costituzionale ha però allo stesso tempo precisato che, riconoscendo il fumo di sigaretta elettronica meno nocivo di quella normale, la tassa è senza dubbio inferiore.

Ovviamente la decisione ha suscitato non poche polemiche tra fumatori e non che accusano principalmente il mondo dei tabaccai, che fin dall’inizio non ha visto di buon occhio l’ingresso della sigaretta elettronica. In particolare i tabaccai contestavano la nascita dei punti vendita e il fatto di non aver un monopolio sul prodotto. In tanti sul web hanno contestato la manovra considerandola l’ennesima stangata che va contro gli interessi dei consumatori.
Si precisa inoltre che con il nuovo decreto fiscale le sigarette elettroniche non potranno più essere vendute online, ma solo nelle tabaccherie e presso rivenditori autorizzati. Questa decisione nasce per combattere il mercato illegale e garantire la qualità dei liquidi venduti per fumare.
Attualmente il settore conta in tutto il Paese circa 2500 negozi con un giro d’affari di circa 300 milioni di euro. Non si esclude che il settore possa entrare in crisi con la conseguente chiusura dei punti vendita. Per il 2021 non è ancora previsto questo provvedimento. Tuttavia potrebbe accadere tra non molto, con delle inevitabili conseguenze economiche sull’intero comparto.
Chi polemizza con il provvedimento sottolinea inoltre che la tassa sulla sigaretta elettronica rappresenterebbe quasi un tentativo di distruggere il settore, facendo saltare 30.000 posti di lavoro. Anche le associazioni di settore Anafe e UnieCig hanno messo in evidenza questi aspetti non secondari. In altri paesi il cosiddetto svaping è maggiormente riconosciuto e incentivato come strumento per ridurre i danni del fumo, mentre in Italia la direzione intrapresa è completamente opposta.

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